Similitudini e contrasti tra la work-desk di oggi e lo studiolo di ieri
- Simona
- 9 mar 2015
- Tempo di lettura: 3 min

L'uomo del '400 è per antonomasia colui che ricerca la propria potenzialità, riscoprendo tutte le arti e la filosofia. Alcuni mecenati della musica, delle arti, dello studio dei classici a partire dalla metá del '400 si fecero costruire una zona dedicata a questo il cui accesso era privato o riservato a pochi privilegiati. Stiamo parlando dello studiolo.
Lo studiolo era una stanza di dimensioni ridotte, spesso contiguo agli appartamenti privati ed il cui contenuto era di un elevato valore artistico e letterario. Era come uno scrigno che conteneva quadri, sculture, libri, reperti archeologici, alambicchi, gioielli, il tutto di elevatissimo valore anche solo dal punto di vista simbolico e iconografico.
Tra i più famosi ci sono quello di Federico da Montefeltro a Urbino (1422-1482) e quello di Isabella d'Este a Mantova (1474- 1539). Ogni elemento veniva scelto con molta cura ed era specificatamente studiato per simboleggiare un valore o un pensiero caro al mecenate, spesso rifacendosi ai simboli dell'iconografia dell'epoca o esaltando le virtù e le arti. Ed in questa stanza si ritiravano a ragionare, studiare, ma soprattutto godevano del proprio "tesoro", ossia di quelle passioni a loro care.
Sembra questo discorso molto lontano da ciò che facciamo sulla nostra scrivania ai giorni nostri ed in particolare sul desktop del nostro pc? In più di 600 anni, le planimetrie e le misure nelle abitazioni sono state completamente stravolte rispetto a quelle di un tempo, ed una sola scrivania può tranquillamente fare le veci di una intera zona studio di una casa vecchio stile. La cultura, il sapere, la musica, non sono più ad appannaggio di pochi. Ora chiunque sul proprio schermo può creare il suo studiolo virtuale. Sicuramente ha un valore più commerciale e si sceglie di cosa circondarsi più per una ragione affettiva, o semplicemente di diversione piuttosto che simbolica.
Si può trovare di tutto, dai libri alla musica, passando per la fotografia che spesso la teniamo anche in bella mostra magari con una cornice digitale al lato del monitor con cambio di immagine ogni minuto così da creare una vera e propria galleria dinamica.
Tutto è catalogato e codificato secondo l'importanza che gli diamo. Alcuni oggetti hanno per noi un significato che va al di là dell'immagine stessa ricordandoci tappe importanti o moniti che non vogliamo dimenticare.
Ma rimane una cosa che accomuna un work-desk ad uno studiolo il fatto che sia un luogo privato dove racchiudiamo il nostro mondo non solo di lavoro ma anche di passioni, di relazioni ed a pochi diamo il permesso di accesso. La differenza invece sta nel fatto che lo studiolo per il mecenate era il tentativo di aspirare alle più alte virtù e le immagini rappresentate erano un esortazione a perseguire determinati ideali racchiusi nel concetto di humanitas. Nella nostra realtà consumistica questa aspirazione si è persa lasciando invece spazio al semplice ed effimero piacere momentaneo del godimento del proprio tesoro. Ma non è detto che una volta presa coscienza della potenzialità che potrebbe racchiudere una semplice postazione di lavoro non si cominci a collezionare immagini, musica e quant'altro che ci incoraggino in qualche modo a perseguire ambizioni che fino a questo momento non consideravano alla nostra portata.
Per chi fosse interessato vorrei indicare una mostra molto interessante che si svolge in questi giorni ad Urbino.
Lo Studiolo del Duca. Il ritorno degli Uomini Illustri alla Corte di Urbino
Dopo quasi quattrocento anni viene ricomposto uno dei luoghi più emblematici del Rinascimento italiano, in una mostra unica.
Una mostra mai realizzata prima d’ora permette – dal 12 marzo al 4 luglio 2015 presso la Galleria Nazionale delle Marche –
di restituire al pubblico lo Studiolo del Duca nella sua veste originaria, precedente cioè allo smembramento seicentesco dei dipinti,
Data Inizio: 12 marzo 2015
Data Fine: 04 luglio 2015
Prenotazione:Facoltativa
Luogo: Urbino, Galleria Nazionale delle Marche, Sala dei Banchetti
Telefono: 0722 2760
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