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La paura ed il camaleonte

  • Immagine del redattore: Simona
    Simona
  • 1 feb 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Da bambina mi immaginavo la paura come una signora tutta nera fatta di nebbia, con un fazzoletto in testa; una brutta copia della befana insomma solo talmente tanto indefinita e cupa che avvolgeva nell’oscurità ogni cosa che aveva vicino.

Con tutto ciò scherzavo sulle paure degli altri non pensando che anche quelle potessero essere tanto brutte e spaventose come quella che mi immaginavo io. Un giorno mio padre disse: “Non si deve scherzare sulla paura degli altri, non sai mai quanto grande la puoi far diventare ed a cosa questo può portare!” Io mi immaginai una signora talmente grande, ma talmente grande da nascondere anche il più piccolo raggio di sole, e mi misi quieta ad ascoltare.

Qualche anno prima due amici di papà erano andati a caccia. Uno era più esperto, era già andato in quei luoghi, viveva in Africa, conosceva i rischi ed i pericoli in cui poteva imbattersi, l’altro era alla sua prima esperienza. Tutto era nuovo, sconosciuto aveva sentito tante storie, ma altrettante se ne era immaginate con la sua fantasia su questa misteriosa Africa.

Prima di partire Mario (il più esperto), credendo di rendere la caccia più avventurosa ed intrigante, gli racconta di stare attento che in quella zona c’erano dei serpenti molto pericolosi, che potevano stare anche sui cespugli e si mimetizzavano molto bene, bastava un morso ed era la fine.

L’altro, Guido, risponde che farà tesoro dei suoi consigli. Comincia la caccia, e dopo un po’ di appostamenti trovano delle impronte di un bellissimo impala, un tipo di antilope. Decidono di seguirlo senza farsi notare e Guido si apposta sotto un cespuglio. Ad un certo punto si sente scorrere qualcosa sulla schiena, il suo corpo si raggelò. Subito pensò al serpente, a quanto fosse terribile il suo morso, gli vennero in mente tutte le cose più pericolose che si era immaginato dell’Africa messe insieme e dovevano essere talmente terribili che nei pochi attimi in cui l’animale gli camminò sulla schiena e scese per la gamba tutti i suoi capelli si fecero di colpo bianchi , come quelli di un vecchio. Non riuscì a muoversi per la paura di essere morso fino a quando Mario, che gli era accanto, non lo riscosse anch’egli spaventato per ciò che stava accadendo all’amico. Mario infatti non riusciva a capire tutto il trambusto che in pochi attimi aveva sconvolto l’amico visto che l’animale che gli era passato sulla schiena altri non era che un grosso camaleonte, una specie di grossa lucertola innocua. Quando Guido lo vide era talmente sollevato che le gambe gli divennero molli come un budino, si accasciò e pensò che forse lui dell’Africa ne aveva abbastanza. Ma era poi così o era che l’idea che si era fatto dell’Africa era talmente grande e terrifica che non riusciva più a controllarla e gestirla? La paura è qualcosa che si forma e si plasma dentro di noi, può sparire come una bolla di sapone o diventare grande come una mongolfiera, ci vuole tanta pratica per vederla nella dimensione giusta.

Tratto da I racconti del nonno ed altre storie

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