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"I corsi ed i ricorsi storici": Honoré Daumier (1808-1879)

  • Immagine del redattore: Simona
    Simona
  • 12 gen 2015
  • Tempo di lettura: 4 min

I drammatici eventi della settimana scorsa a Parigi, mi fanno pensare a quanto il diritto di libera espressione ed una comunicazione veloce ma graffiante, come può essere solo la satira politica, siano lotte che ha già dovuto affrontare la Francia circa 200 anni fa con un caricaturista francese, forse non a tutti conosciuto, ma che sicuramente fu un personaggio di grande spicco e riferimento per i suoi contemporanei.

La sua comunicazione era pungente e veritiera nel denunciare le realtà sociali della sua epoca e può essere considerato il degno successore sul suolo francese di una protesta cruda e ferma come fu quella di Francisco Goya in Spagna alcuni decenni prima. Il suo stile inspirò tanti autorevoli artisti postumi tra i quali Van Gogh nel suoi primi approcci con la pittura ed anche Picasso. Stiamo parlando di Honoré Daumier pittore, scultore, litografo, artista originalissimo dell'Ottocento francese. (Marsiglia 1808 - Valmondois, Val d'Oise, 1879).

Ebbe un'infanzia e adolescenza povere che lo costrinsero a lavorare già a dodici anni come commesso presso un legale, dove riuscì ad affinare il suo senso di osservazione di caratteri ed ambienti. La sua formazione fu essenzialmente da autodidatta, malgrado la sua presenza all'Accademia nel 1828.

Come incisore professionista Daumier iniziò nel 1831 collaborando alla rivista satirica francese «La Caricature». Per questo giornale produceva vignette satiriche, sperimentando in senso espressivo la deformazione caricaturale. Questa attività gli procurò notevoli guai giudiziari e determinando, in alcuni casi, anche la chiusura dei giornali per i quali collaborava.

Al suo debutto l'artista ideò la caricatura del re Luigi Filippo nelle vesti di Gargantua, (l'eroe-ghiottone creato dalla fantasia di Rabelais, esponente della letteratura barocca francese), denunciando puntualmente le situazioni di mal governo. Il 15 dicembre 1831 l'invettiva è più mordace del solito; Gargantua, divora le risorse del popolo e corrompe i deputati dell'Assemblea Nazionale. Per questo motivo a febbraio venne processato e condannato a sei mesi di carcere.

Liberato nel febbraio 1833, continuò a prendere di mira il re, (rappresentato costantemente con il volto a forma di pera) e il governo conservatore e corrotto al potere in Francia, collaborando, oltre che con La Caricature con Il Charivari.

Cominciò ad affrontare la scultura in creta cruda e poco più tardi dipinse le prime tele. Proprio a causa della mancata cottura delle sue sculture, queste nella maggior parte dei casi sono andate perdute, mentre molte tele, preparate spesso in modo inadeguato, si deteriorarono molto presto, presentando crepe e alterazioni del pigmento.

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La scultura è spesso il punto di partenza per la pittura e il disegno di Daurnier, come nel caso dei trentasei busti di parlamentari, eseguiti nel 1832 in creta dipinta a olio, dai quali egli trasse le litografie pubblicate ne "La Caricature" (1831-1835), o Le ventre législatif e La rue Transnonain, concepite per le insurrezioni dell'aprile 1834.

Soppressa la libertà di stampa (1835), si volse, sul giornale Charivari, alla satira di costume. (serie di Robert Macaire, Bohémiens de Paris, Bas bleus, Les bons bourgeois, Gens de justice, ecc.).

Dal 1848, con l'avvento della Seconda Repubblica, Daumier riprende la satira politica nel "Le Charivari" con litografie e con la statuetta di Ratapoil, tipo dell'aguzzino bonapartista, poi fusa in bronzo nel 1888.

Nel contempo, si dedica anche alla pittura, volgendo l'attenzione alle precarie condizioni di vita del popolo (Il vagone di terza classe) e ai soggetti tratti dalla vita quotidiana (La zuppa). Vale la pane confrontare queste opere con i quadri di Van Gogh del periodo nelle miniere ed in particolare con I mangiatori di patate per renderci conto di quanto sia preponderante la sua influenza sulle correnti artistiche che imperarono in Francia nella seconda metà del secolo.

La proclamazione dell'Impero (1852) lo costrinse ad appartarsi dalla lotta politica e a dedicarsi alla satira di costume. Egli si volse soprattutto alla pittura, lasciando (1855) Parigi per Valmondois e stringendo rapporti con i pittori di Barbizon: una vigorosa, appassionata tesi umana e sociale traspare nei suoi quadri, che ritraggono tribunali, avvocati, amatori di stampe, attori di teatro, lavoratori, ecc. Numerose sono le variazioni sul tema prediletto del Don Chisciotte.

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Daumier elevò al più alto livello di poesia i più umili motivi della vita quotidiana (Portatrici d'acqua; Lavanderia; Viaggiatori di terza classe; Commedianti, ecc.). L'aspro accento polemico e l'evidente contenuto sociale alienarono al Daumier il favore del pubblico parigino del secondo Impero, ma gli artisti lo consideravano un maestro e C. Corot confortò la sua misera vecchiaia acquistando per lui la piccola casa dove morì solo e dimenticato.

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La caricatura di Daumier, che pure si fonda sull'esagerazione dei tratti caratteristici e sul conseguente stravolgimento degli esatti rapporti proporzionali, non suscita mai il riso. La sua vena comica si stempera nell'umorismo e nel tono ironico, si trasfigura nella gravità della satira politica o nella drammaticità della forma grottesca (che si nota anche nella rivisitazione del tema evangelico di Vogliamo Barabba) : essa è, comunque sempre intesa a infrangere la pesantezza retorica dell'arte ufficiale, per mettere a nudo gli aspetti negativi della realtà politica e sociale del tempo.

Nella dégradatìon della forma l'artista vede la definizione sintetica della negatività di alcuni caratteri; la caricatura rappresenta l'assurdità di alcuni aspetti della società contemporanea con un atteggiamento comique signiflcatif.

È un artista che in questo momento lo trovo di una attualità sorprendente e ho voluto presentarlo a chi ancora non ne avesse sentito parlare.

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Bibliografia

www.prof.lettere.univr.it.

G. C. Argan, L'Arte moderna, Firenze, 1970

S. Bersi - P. Bersi - C. Ricci, La storia dell'arte, Bologna, 1984

C. Bertelli - G. Briganti - A. Giuliano, Storia dell'Arte Italiana, Milano, 1992

P. De Vecchi - E. Cerchiari, Arte nel tempo, Milano, 1991

AA.VV., Enciclopedia del Millennio CD-ROM, Milano, 1999

www.francescamorante.it

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